Milan, Palazzo Reale 10 marzo - 1 aprile 2015
“La mostra rappresenta un omaggio della città ad un grande interprete della moda italiana e al suo stile inconfondibile. Uno stile che ha sempre escluso gli eccessi, legando la creatività a punti di riferimento precisi e sicuri sia nelle forme, sia nei materiali e nei colori”, così l’Assessore alle Politiche per il Lavoro, Moda e Design, Cristina Tajani, che prosegue: “Un’esposizione utile soprattutto ai tanti giovani che, apprestandosi a muovere i primi passi nel mondo della moda, possono apprendere un’autentica lezione di stile e creatività per continuare la grande tradizione del Made in Italy”.
“Milano, accogliendo questa mostra, omaggia uno degli stilisti simbolo della moda italiana e milanese: Gianfranco Ferré”, afferma l’Assessore alla Cultura Filippo Del Corno, che sottolinea: “Nella splendida cornice della Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale, un percorso espositivo - ricco di disegni preparatori, bozzetti, fotografie, capi sartoriali - pone al centro la camicia bianca, vera e propria icona dello stile di Ferré. Una mostra dedicata a un grande maestro della moda, che proprio a Milano ha sviluppato la creatività e il talento che hanno reso il suo stile famoso in tutto il mondo”.
Concepita con l’intento di mettere in luce la poetica sartoriale e creativa di Gianfranco Ferré, la mostra conduce il visitatore, attraverso diverse forme di lettura, alla scoperta della camicia bianca, vero e proprio paradigma dello stile Ferré, evidenziandone gli elementi progettuali più innovativi e le infinite, affascinanti interpretazioni. Presenza costante che corre come un fil rouge lungo tutta la sua carriera, la camicia bianca è stata definita dallo stesso stilista “segno del mio stile”, oppure “lessico contemporaneo dell’eleganza”.
Elemento di continuità e capo eletto ad icona dello stile, della cultura progettuale e della creatività di Gianfranco Ferré, “architetto della moda” e artefice indiscusso del Made in Italy, la camicia rappresenta il capo su cui l’autore concentra l’attitudine a trasformare e innovare il linguaggio e l’estetica della moda.
Pensato per dar forza ai diversi linguaggi figurativi con cui l’universo-camicia è stato letto, scomposto e rimodellato, il percorso espositivo gioca con la suggestione e la valorizzazione di elementi differenti, a corollario dei capi indossati su manichino: disegni, dettagli tecnici, bozzetti, fotografie, immagini pubblicitarie e redazionali. Il suo fulcro è costituito da ventisette camicie - un esercito di capolavori sartoriali che esemplificano circa un ventennio del talento creativo di Ferré (collezioni di PàP dal 1982 al 2006).
Il cuore della mostra vive nel centro della grande Sala delle Cariatidi, dove domina la plastica
e affascinante presenza delle camicie bianche: sculture bagnate da luce pensata per consentire
al bianco di accendersi in diverse tonalità e alle ombre di fare da contrappunto, per ottenere un
effetto suggestivo. Taffettà, crêpe de chine, organza, raso, tulle, stoffe di seta o di cotone, merletti
e ricami meccanici, impunture eseguite a mano, macro- e micro-elementi si susseguono in un
crescendo di maestria ed equilibrio.
Ai lati della grande sala espositiva, sono presenti i diversi materiali provenienti dell’Archivio della Fondazione Ferré. Particolare interesse suscitano i disegni originali che illustrano la incredibile capacità di dare vita ad ogni creazione, sintetizzando tutti gli elementi necessari alla realizzazione del modello: silhouette, volumi, dettagli, leggerezza o corposità della materia sono già descritti nel tratto più o meno marcato, elegante e velocissimo.
A soffitto, un insieme di immagini di grande forza onirica: proiezioni fotografiche (simulazioni indagine rx di Leonardo Salvini) offrono una lettura tecnica e suggestiva allo stesso tempo, restituendo l’impalcatura formale e materica di ciascuna camicia e mettendo in evidenza texture e stratificazioni. Soprattutto suggeriscono levità, dolcezza e poesia.
A chiudere il percorso, le immagini realizzate da Luca Stoppini sottolineano ancora una volta come la leggerezza e la trasparenza siano una precisa chiave di lettura dell’intero progetto.
Edito da Skira, un libro-catalogo, la cui direzione artistica è di Luca Stoppini, accompagna la mostra. Il volume approfondisce i temi dell’esibizione con il saggio introduttivo di Daniela Degl’Innocenti e gli interessanti contributi di personaggi e protagonisti dello stile, della moda e dell’architettura italiana quali Quirino Conti, Anna Maria Stillo Castro, Margherita Palli, Daniela Puppa e Franco Raggi, che raccontano ed interpretano la visione creativa e progettuale del grande stilista-architetto. Chiude un intervento di Alessandra Arezzi Boza sul significato dell’heritage nelle attività della Fondazione Gianfranco Ferré.
Ai lati della grande sala espositiva, sono presenti i diversi materiali provenienti dell’Archivio della Fondazione Ferré. Particolare interesse suscitano i disegni originali che illustrano la incredibile capacità di dare vita ad ogni creazione, sintetizzando tutti gli elementi necessari alla realizzazione del modello: silhouette, volumi, dettagli, leggerezza o corposità della materia sono già descritti nel tratto più o meno marcato, elegante e velocissimo.
A soffitto, un insieme di immagini di grande forza onirica: proiezioni fotografiche (simulazioni indagine rx di Leonardo Salvini) offrono una lettura tecnica e suggestiva allo stesso tempo, restituendo l’impalcatura formale e materica di ciascuna camicia e mettendo in evidenza texture e stratificazioni. Soprattutto suggeriscono levità, dolcezza e poesia.
A chiudere il percorso, le immagini realizzate da Luca Stoppini sottolineano ancora una volta come la leggerezza e la trasparenza siano una precisa chiave di lettura dell’intero progetto.
Edito da Skira, un libro-catalogo, la cui direzione artistica è di Luca Stoppini, accompagna la mostra. Il volume approfondisce i temi dell’esibizione con il saggio introduttivo di Daniela Degl’Innocenti e gli interessanti contributi di personaggi e protagonisti dello stile, della moda e dell’architettura italiana quali Quirino Conti, Anna Maria Stillo Castro, Margherita Palli, Daniela Puppa e Franco Raggi, che raccontano ed interpretano la visione creativa e progettuale del grande stilista-architetto. Chiude un intervento di Alessandra Arezzi Boza sul significato dell’heritage nelle attività della Fondazione Gianfranco Ferré.
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